Barriera Vittorio Emanuele subito dopo la memorabile nevicata del 1909. |
Tra esattamente 10 giorni il Modena Football Club festeggerà il
102° anniversario della sua fondazione, ho pensato di festeggiare
l’evento con una serie di articoli riguardanti i tribolati primi anni
del calcio a Modena e, in particolar modo, i due anni e mezzo, dal
gennaio 1910 all’aprile 1912, che portarono alla fondazione del
sodalizio che, ancora oggi, e dopo tanti anni, tiene alto il nome della
città a livello nazionale. Quello che verrà pubblicato è il frutto della
ricerca mia, di Gilberto Guerra e di Alessandro Simonini ed è servito
come base per il primo capitolo del I volume del libro Modena Football
Club 1912-2012 (a cura di Filippo De Rienzo, Gilberto Guerra e
Alessandro Simonini) edito nel maggio del 2012 da Artioli Editore per il
centenario del club. In quella sede per ragioni di spazio non tutto era
stato pubblicato, ora approfitto di Parlandodisport per pubblicare una
versione riveduta e corretta di quelle pagine, arricchita con alcune
trascrizioni dei testi originali dei giornali e, possibilmente un più
vasto apparato iconografico.
Panaro e Virides.
E’ opinione comune che il calcio sia assurto al rango di sport
preferito degli italiani nel 1930, quando la nazionale guidata da Pozzo,
vertice massimo del movimento calcistico italiano e fiore all’occhiello
del regime mussoliniano, vinse due allori mondiali. Quasi tutti gli
studiosi del fenomeno calcistico italiano concordano nel ritenere che
fino a quel momento il calcio, ridenominazione tutta italiana del
foot-ball impostasi a partire dagli anni ’10, venisse nel cuore degli
italiani dopo il ciclismo e gli sport motoristici. Se questo è l’assioma
ormai incontrovertibile con cui qualsiasi studioso della storia del
calcio inizia un’opera a carattere generale sulle vicende del football
nostrano, si può tranquillamente dire che esso non regge alla prova
empirica della ricerca nelle biblioteche. Almeno, non regge per quanto
riguarda Modena e per almeno due ordini di motivi. Primo: a Modena lo
“sport” di gran lunga più seguito dai cittadini era l’attività
colombofila, variante sanguinosa del tiro a piccione compresa; secondo:
non appena le partite di football presero ad avere cadenza regolare e a
impegnare le stagioni autunnali e invernali, sino alla primavera se le
cose giravano bene, tutte le altre attività sportive passarono in
secondo piano. Certo la passione per il Giro d’Italia rimase altissima,
come nel resto d’Italia, ma già da metà degli anni 10 con le iscrizioni
delle squadre della città e della provincia ai primi campionati
federali, il football la faceva da padrone nelle cronache giornalistiche
per gran parte dell’anno.
A Modena la passione per il football si diffuse a partire dal 1903
quando la Società Ginnastica Panaro, nell’ambito dell’annuale saggio
ginnico, fece disputare sul proprio campo, in Via Ricci, una gara
dimostrativa di calcio. Il fatto non deve sembrare insolito: in
opposizione ai pochi club metropolitani nati per emulazione del modello
inglese, fondati da inglesi residenti in Italia ( Genoa Cricket and
FootBall Club, Milan Cricket and Football Club, Anglo-Panormitan
Football Club ) e iscritti alla Federazione Italiana Football ( FIF, che
diventerà nel 1909 FIGC ), le prime squadre provinciali videro la luce,
a Udine come a Cuneo, a Vercelli come ad Alessandria, sotto l’egida di
società sportive storicamente attive nei campi della scherma, del
podismo e, appunto, della ginnastica. Modena in questo senso non fece
eccezione, nel senso che, appunto, l’attività calcistica fu tenuta a
battesimo da una delle più gloriose società di ginnastica italiana,
tuttavia la squadra della Panaro non andò mai oltre sporadiche partite
dimostrative e non si iscrisse mai all’allora importante torneo
calcistico per società di ginnastica organizzato annualmente dalla FGNI (
Federazione Ginnastica Nazionale Italiana ) in competizione con i
tornei della FIF. Terminate dunque queste prime esperienze, il testimone
della passione calcistica a Modena fu raccolto dagli studenti degli
istituti superiori cittadini e dagli universitari che furono i veri e
propri fondatori della tradizione calcistica geminiana.
A dare il via alle fondazioni dei club studenteschi fu il Liceo
Classico Muratori: su impulso del professor Fioravanti i ginnasiali
Muratoriani diedero vita alla Virides, dalla maglia bianca e col campo
da gioco in Porta Sant’Agostino di fronte alla Chiesa delle Grazie,
squadra dalla storia effimera che ebbe però il merito di stimolare gli
studenti dell’Istituto Tecnico e dell’Università e i liceali dell’altro
Liceo Classico cittadino, il San Carlo, che nel giro di qualche tempo
fondarono rispettivamente l’Associazione Studentesca Calcio dai colori
rossi e l’Audax FC, dai colori bianconeri. La Virides, a dirla tutta,
non era un club calcistico, un football club, ma piuttosto la sezione
modenese della Federazione Nazionale Scolastica per l’Educazione Fisica,
e cioè, nei fatti, una piccola società che si occupava, nel
dopo-scuola, di diffondere lo sport e le attività ludiche tra gli
studenti del Liceo. Le attività erano le più disparate e andavano dalle
camminate verso le Salse di Nirano con annesso pranzo all’Albergo Leon
d’Oro in Sassuolo a quelle più propriamente sportive tra cui, manco a
dirlo, spiccava la ginnastica. Accadeva quindi che tra un salto al
cavallo e una prova al corpo libero il Fioravanti lasciasse sfogare i puelli,
quasi tutti del Ginnasio, facendoli correre dietro una palla, non
ancora di cuoio, ma pur sempre una palla. Due dritte sulle regole che
erano ben conosciute a tutti i ginnasti e si iniziava la mischia, perché
di tattica nessuno ne sapeva niente. Era il maggio del 1909 e Modena
era un paesone di 65.000 abitanti, di cui poco meno della metà
all’interno delle vecchie mura, 80.000 vacche e 60.000 maiali. Eppure
era una città povera, poco o punto industriale, con un fortissimo tasso
di emigrazione e uno sproposito di morti all’anno per dissenteria,
difterite e .. colera. I gatti dei signori mangiavano più carne dei
cristiani in carne e ossa, più ossa che carne a dire il vero, e quindi
non c’era da stupirsi se la città e la provincia avevano il triste
primato italiano per la mortalità infantile, il 18 e 28%
rispettivamente, nel primo anno d’età. Chi sopravviveva alla
decimazione, abbondante, lavorava i campi e di fare sport non ne voleva
proprio sapere. Lo sport era lo svago delle classe agiate, non solo
degli aristocratici, ma anche e soprattutto dei borghesi di città, dei
borghesi delle professioni e dell’apparato burocratico statale. Andavano
di moda gli sportsman, avvocati e imprenditori, professori e
ingegneri che ogni stagione si invaghivano di uno sport nuovo. A cavallo
degli anni ‘10 nella Modena ancora stretta nelle sue mura, esplose il football. Esplose tra gli sporstman
ma soprattutto esplose tra i loro figli che, ancora studenti,
iniziarono a praticarlo in massa: alla Virides, seguirono altre squadre,
tra cui la Società Patria, l’Unione, la Pro Modena, la Pro Mutina, il
Mutina e lo Junior Football Club, tutte radicate in uno degli istituti
scolastici cittadini, spesso l’espressione di una sezione, di una
classe, della quarta ginnasiale piuttosto che della quinta, ma solo due
prosperarono e si imposero tra il 1910 e il 1912, l’Associazione
Studentesca del Calcio e l’Audax Football Club.
Diviso in 4 parti, l’articolo del 1910 della Provincia che ad oggi costituisce una delle pochissime
prove dell’esistenza in vita della Virides e del genere di attività che
svolgeva. Una passeggiata a Maranello, condita da pranzo, brindisi e
poesie in dialetto.
da “Modena F.C. 1912-2012″, a cura di
Filippo De Rienzo, Gilberto Guerra, Simonini Alessandro, Modena, 2012,
Artioli Editore.
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