Favoriti, a manubrio, a penna, a spazzolino, i baffi sono da sempre
simbolo di virilità: intimoriscono e seducono, separano i generi meglio
di una quota rosa e dividono il mondo tra presente e futuro.
Bellinazzi, il ‘BAFFO’ |
Un uomo i baffi li ha o vuole averli. Uno che li aveva era Roberto
Bellinazzi da Caorle, centravanti classico, di lotta e di bombarda, del
Modena di Galbiati. Arrivato a Modena nell’ottobre 1974 conquistò il
pubblico del Braglia già alla sua terza presenza, realizzando la rete
del successo di misura sulla Massese. Ben presto si dimostrò attaccante
dalle qualità superiori, completo e capace di andare a rete in tutti i
modi. Scaltro e rapinoso in area, fortissimo di testa nonostante la
statura media, tirava indifferentemente con entrambi i piedi e
inquadrava la porta da qualsiasi posizione. Poi, soprattutto, aveva i
baffi: un paio di Chevron folti e irsuti che facevano da pendant
perfetto alla chioma ricciuta e ispida e gli conferivano un aspetto da
vero e proprio Attila dell’area di rigore. Fu una mezza rivoluzione, un
cambiamento epocale perchè erano decenni che non si vedeva un baffo al
Braglia. Qualche anno prima, a cavallo tra i ’60 e i ’70 qualcuno aveva
sporadicamente sfoggiato un paio di baffi, ma erano baffi anemici e
radi, quasi da sembrar posticci, come quelli di Gibellini e Mazzoli,
oppure avevano avuto vita troppo breve come il bel “mezzo manubrio” di
Vellani nella sua ultima stagione canarina (1971). Era, quello, un bel
baffo nero, sufficientemente curato, ma aveva il difetto di adornare un
volto scarno di un giocatore dal fisico mingherlino, un terzino solido e
tenace, veloce e lottatore, ma pur sempre un terzino.
Duilio ‘Gable’ Setti |
C’era stato, è vero, anche il giovane baffo di Paolo Conti, futuro
portiere da Nazionale, ma era stato un pelo di passaggio, un mustacchio
destinato a lasciare il segno altrove. Poi basta; non un baffo negli
anni ’60, gli anni di “fatti mandare dalla mamma” in cui anche il
terzino più rude aveva il volo glabro come quello di un bambino; non uno
nei ’50 quando i canarini erano squadra di onesti lavoratori, sempre in
ordine, figli della guerra. Per trovare un baffo degno di nota bisogna
risalire agli anni ’30, quando il prodigioso terzino Duilio Setti
sfoggiava un bel paio di baffetti alla Clark Gable. Era un bel tipo quel
Setti, un terzino possente e tecnico che amava l’opera e avrebbe vinto
due scudetti con l’Ambrosiana-Inter di Meazza, ma non fece scuola e
accanto a lui la squadra era soprattutto formata giovani canarini
implumi, più tecnici che arrembanti, cui i baffi sarebbero cresciuti,
forse, in altre piazze. Ma i baffi ci furono, eccome se ci furono, negli
anni ’10, nel Modena che declinava il suo nome come Foot-Ball Club, il
Modena dei fondatori e dei pionieri. Erano i baffi di Ventura, l’uomo
venuto da Bisceglie con il primo pallone di cuoio, baffi neri su pelle
olivastra, o quelli del veneto Zorzi, che alternava i baffi a penna agli
ormai desueti baffi a spazzola, oppure quelli accennati di Secchi, di
Raffaldini, di Mariani. Sembrava che tutti avessero i baffi. I più belli
però, i veri antesignani di quelli di Bellinazzi, furono i baffi di
Atiilio Fresia, il più forte giocatore che abbia mai vestito la maglia
canarina.
I baffi quasi umbertini di Atillio Fresia |
Aveva un paio di baffi perfetto il Fresia, folti neri e spessi, con
un finale ricurvo che minacciava di trasformarsi in un “Umberto I” da
antologia. E poi era forte, fortissimo, toccava la palla come nessuno,
segnava e faceva segnare, era il centravanti perfetto. Baffi a parte il
Bellinazzi era di tutt’altra pasta: uno spadista più che un fiorettista,
un centravanti da “sburlonate” più che un fine dicitore. Ma non si
tirava mai indietro e non si tirò indietro neanche quel 1 giugno del
1975 quando il Modena primo in Serie C ospitò per la quartultima di
campionato l’Empoli di Ulivieri, tranquillo a metà classifica. Non stava
bene quel giorno “Baffo-gol” Bellinazzi, mancava da due settimane per
una seria forma di orecchioni che lo aveva colpito alla vigilia della
gara con la Lucchese e aveva saltato anche la partita di Novi Ligure,
persa malamente dai gialli che avevano così visto ridotto il loro
vantaggio sul Rimini a soli due punti. Andò in campo privo di
allenamento e giocò male, sprecò una grande occasione da rete e si prese
un giallo per proteste, ma lottò come un leone, noncurante dei mugugni
che si accentuarono quando a 3 minuti dalla fine l’empolese Bonaldi
trovò il gol del definitivo 2-2. Non era uomo da rassegnarsi Bellinazzi e
lo dimostrò la settimana successiva a Livorno quando segnò la terza
rete nel 3-1 che spinse i gialli a un passo dalla Serie B. Ce ne
vorrebbero anche oggi di baffi così, in un Modena che di virile ha poco e
nulla,palesemente privo di una identità tecnica e di voglia di lottare
fino alla fine. Arriva di nuovo l’Empoli al Braglia, e le parti sono
invertite, con i toscani in piena zona promozione e i canarini nel mezzo
dell’ennesimo anonimo campionato di Serie B: sperare non costa nulla e
non è mai troppo presto per farsi crescere i baffi.
1.6.1975. Modena-Empoli 2-2. Spingardata di Baffo-gol Bellinazzi |
Note: terreno in buone condizioni, tempo afoso.
Spettatori 7.500 ca. di cui 5.909 paganti per un incasso di L.
14.459.000. Ammoniti Colombini e Bellinazzi per proteste e Biliotti per
gioco scorretto. Angoli: 6-3 (3-1). Negativo il sorteggio antidoping.
Classifica alla XXXIV
Modena 47
Teramo 45
Rimini 45
Modena 47
Teramo 45
Rimini 45
Classifica alla XXXV
Modena 48
Teramo 46
Rimini 46
Modena 48
Teramo 46
Rimini 46
Classifica alla XXXVIII
Modena 53
Rimini 51
Teramo 50
Modena 53
Rimini 51
Teramo 50
da “Modena F.C. 1912-2012″, a cura di Filippo De Rienzo, Gilberto Guerra, Simonini Alessandro, Modena, 2012, Artioli Editore.
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