17 ago 2011

Rubens Merighi torna a Modena

Modena, 16 agosto 2011

questa è l'intervista della "giostra dei Footballers""
In un caldo giorno ferragostano, arriva la chiamata sul cellulare da un numero sconosciuto. La risposta porta una lieta novella. “Buongiorno” (con quella “g” impervia alla pronuncia per un argentino. “Sono Ruben, sono a Modena”.
Un lampo e siamo all’Hotel dove soggiorna, a scambiare due impressioni, avidi di ripercorrere insieme a lui i suoi ricordi. Lo accompagnano in questo suo viaggio in Italia la figlia maggiore Sabrina (nata a Modena proprio alla vigilia di una “famosa” partita con la Juve), il terzogenito Fabio e il genero Enrique.
G:“Ruben, sa che quella sua rete con la Juve non è mai stata dimenticata?”.
Questo è il refrain di ogni incontro con l’argentino di Rosario. Un sorriso, come a significare che pure lui non l’ha dimenticata e via con i ricordi.
M:“Giunsi a Modena via Lazio dal Newell’s di Rosario. Arrivai in una squadra composta da tanti buoni giocatori e qualche campione”.
G:Lei che ruolo aveva?
M:“Mediocampo. Mezzala. Ambidestro, ma preferivo di gran lunga calciare di destro”.
G:Chi ricorda?
M:“Tutti, nessuno escluso. C’è Toro, con quale c’era anche parecchia affinità tecnica in mezzo al campo. Ci sentiamo ogni mese. Lui è a Santiago in una scuola calcio”.
G:E degli altri?
M:“Tutti. Appena arrivato in albergo ho preso un elenco telefonico e ho cominciato a chiamare i vecchi compagni. Per ora, forse complice le ferie, ho rintracciato ‘Cico’, che mi ha assicurato farà un salto a salutarmi. Ma gli altri? Il Cinese?”.
G:Purtroppo ci ha lasciato qualche mese fa.
M:“Giocatore di grandissima qualità”.
G:Gli altri sono quasi tutti qui, più o meno in forma.
M:“Borsari, Barucco, Giorgis, Goldoni, Brighenti, Cattani… quanti ricordi”.
G:Ma quelli sono quelli del periodo “d’oro.
M:“Ah, beh, vado con ordine. Ma chi ha fatto carriera? C’era Rognoni, Braglia, Adani. Ho visto un negozio in centro, ma è il suo?”
G:Sì, appena appese le scarpette ha avviato un negozio.
M:“Che ricordi…”
G:E degli allenatori?
M:“Li ricordo tutti. Da Malagoli a Frossi, da Genta a Neri, da Remondini e Szeckely. Da Cavazzuti… “Ma Armando??”.
G:È ancora in una forma stupenda. Aneddoti particolari?
M:“Bè, Frossi era un po’ così (e stringe i pugni e li ritira al petto). Tutti in difesa. Pensa che in una gara con la Juve mi fece marcare Del Sol. Uno spagnolo alto così che correva come un matto. A fine partita, credo di non aver fatto una giocata degna di tal nome. Venne Frossi e mi fece i complimenti. Ancora oggi mi chiedo perché me li fece?”.
G:Altri?
M:“Ricordo Szeckely. Prima della gara ci portava a mangiare. Dei pranzi infiniti in cui ci rimpinzavamo (e fa segno con le mani a livello dell’addome). Come potevamo poi giocare bene?
G:Dei dirigenti?
M:“Anche loro li ricordo tutti. In particolare Corradini”.
G:Perché?
M:“Perché a metà degli anni ’60 Lorenzo mi chiese di andare alla Lazio. Eravamo già praticamente d’accordo su tutto, ma Corradini fece richieste che la Lazio non volle accettare. E rimasi qui.
G:Però ci fu una stagione a Torino.
M:“Con ‘Mondino’ Fabbri, per me un bravo allenatore. Fu una stagione strana. È vero che vincemmo la Coppa Italia, ma la squadra deluse, anche perché eravamo in troppi giocatori, e l’anno dopo mi ritrovai a Modena”.

Nel frattempo arriva “Cico” Aguzzoli. Una serie di abbracci e di sguardi per ritrovare il feeling con un vecchio amico. Il cognato in spagnolo chiede in che ruolo giocasse Aguzzoli e Ruben rispondo “Dos”. Cominciano a parlare della famiglia, dei figli ormai grandi (coetanei), delle persone che hanno conosciuto insieme in tanti anni di calcio
in maglia gialloblu.
G:Ma quello spareggio a Milano come fu? Sapete che ancora se ne parla?
M: “Giocai. Ma mi ricordo che non riuscimmo a fare un tiro in porta”.
A: “Io ero in uno dei miei periodi di disamore con il calcio. Ricordo di essere andato in ritiro prepartita con la canna da pesca. Combine? Non credo. Certo cha il calcio è ben strano. L’anno prima ci salvammo alla fine con una squadra più modesta. Quell’anno andammo giù quando era semplicissimo salvarsi con una squadra discreta”.
Ricordi di gare in particolare’
A: “A Napoli. Una cosa incredibile. Vincemmo a tavolino, ma era già tutto preordinato, prima che scendessimo in campo”.
M: “Ma ti ricordi che Enrico non uscì e rimase in campo a parlare coi tifosi per un bel pezzo?”.
G: Giocatori ostici?
A: “L’Inter aveva deciso di prendermi. Era tutto definito. Solo che il loro direttore generale decise di venire a vedermi per confermare i giudizi. In quella gara (amichevole), trovai un “trivlein” che me ne fece di tutti i colori. L’Inter decise allora di visionarmi in un’altra gara. Peggio della precedente, con un altro giocatore mignon che mi fece impazzire e tutto saltò”.
M: “Io ricordo tra i miei avversari un certo lessi di Livorno. Mai visto uno più falloso. Fatto sta che ad un certo punto mi stancai e gli rifilai un calcione. Venni espulso. L’anno dopo a Livorno, stessa musica, con i tifosi inferociti che lanciavano sassi…”.
Continuano i ricordi e poco dopo giunge una chiamata dalla sede del Modena che ci chiede se vogliamo fare un salto al Braglia. Detto fatto. Aguzzoli saluta per impegni personali e noi arriviamo al Braglia, dove ad attenderlo ci sono il vicepresidente Sgarbi e ‘Caco’ Borsari. Al figlio, Ruben fa segno che con ‘Caco’ era dura per tutti, agitando la mano a mo’ di accetta. E giù di ricordi con Borsari. Sgarbi cerca velocemente di contattare qualche altro giocatore della sua epoca e rispondono alla chiamata Gianni Goldoni e Lamberto Giorgis.

Intanto però c’è l’occasione per poterlo rivedere in campo. Si toglie i sandali e con Borsari non è possibile non dare due calci al pallone. Che sono sempre pieni di quella voglia di giovare che non li ha mai abbandonati. C’è così l’occasione di immortalarli in qualche calcio di rigore e all’interno del “suo” stadio.

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